Trasferirsi all'estero con debiti in Italia: cosa bisogna sapere

Come si deve comportare chi vuole trasferirsi all’estero, o risiede all’estero, e ha debiti in Italia? Vediamo cosa prevede la legge e come comportarsi.

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Essere correttamente informati sulla normativa italiana in tema di residenza all’estero e fiscalità internazionale è importante per non commettere errori e tutelare il proprio patrimonio.

Trasferirsi all’estero con debiti in Italia ha conseguenze sul patrimonio che si lascia. La legge obbliga al pagamento dei debiti. Qualsiasi metodo per non pagare i creditori è illegale, tranne l’accesso al Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza, che nasce proprio per risolvere i problemi di debiti delle persone e delle imprese.

Se si sta pianificando un trasferimento di residenza all’estero o ci si è già trasferiti, è bene informarsi e controllare la propria situazione fiscale in Italia, verificando se sono presenti:

  • debiti fiscali: relativi al mancato pagamento delle imposte;
  • debiti previdenziali: relativi a mancati versamenti di obblighi previdenziali da parte di professionisti o imprenditori.

La notifica degli atti impositivi all’estero

Chiariamo subito che i debiti possono essere notificati anche all’estero, in quanto le collaborazioni tra autorità fiscali dei diversi Paesi, sia UE che extra UE, sono sempre più automatiche.

Se non si è comunicata alle autorità la propria residenza all’estero, risulterebbe ancora valida la residenza in Italia e il debitore troverebbe le notifiche depositate ad ogni ritorno in Italia. 

I controlli possono anche avvenire a distanza di anni e saranno punibili anche omesse dichiarazioni dei redditi. 

La situazione peggiora se si possiede un patrimonio personale che può essere aggredito; dunque gli strumenti per tutelarlo devono precedere l’eventuale controllo dell’Agenzia delle Entrate. 

Per questo è importante agire in anticipo e pianificare le attività necessarie per il trasferimento all’estero. Non si può sottovalutare il proprio passato per prevenire conseguenze future.

La procedura di recupero crediti all’estero

Il costo di queste procedure è spesso alto e scoraggia le azioni legali, ma se coinvolge uno dei Paesi all’interno dell’Unione Europea l’iter diviene molto più semplice e c’è la possibilità di avviare un "sequestro conservativo” dei conti correnti bancari del debitore, finalizzato al recupero da parte del creditore delle somme attese in materia civile e commerciale. Questa ordinanza è possibile da parte di un’autorità giudiziaria in tutti i Paesi UE (articolo 22 del Regolamento UE 655/14).

Ci sono comunque dei limiti a questa normativa perché il conto corrente oggetto del sequestro deve trovarsi all’interno di uno Stato membro dell’Unione Europea.

Anche i beni del debitore che si trovano all’estero possono essere pignorati e la procedura dipende dal Paese in cui è residente il debitore.

Se si tratta di un Paese UE la procedura è semplificata e il pignoramento all’estero parte regolarmente.

Se il paese del debitore è extra UE, il procedimento di pignoramento dipende dal singolo Paese. Normalmente è possibile e, in presenza di un atto esecutivo, il Paese che lo “riceve” di solito lo approva.

La residenza fiscale

Un aspetto molto importante da valutare in tema di trasferimento all’estero è legato al concetto di residenza fiscale, diversa dalla residenza domiciliare.
La residenza fiscale è legata al proprio centro di interessi vitali, ovvero il luogo in cui un individuo o un'azienda ha connessioni economiche, sociali e personali rilevanti. In sostanza, chi trasferisce la propria residenza all’estero, ma continua ad avere attività o relazioni familiari in Italia, dovrà continuare a pagare le imposte in Italia.

I sistemi di tassazione di gran parte dei Paesi, tra cui l’Italia, si basano proprio sul criterio della residenza fiscale del soggetto. La normativa italiana è disciplinata all’art. 2 del DPR n. 917/86 (TUIR).

Se si mantiene la residenza fiscale in Italia si sarà obbligati a pagare le imposte in Italia anche sui redditi prodotti all’estero.

L’iscrizione all’AIRE

Per trasferirsi all’estero è importante iscriversi all’Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero (A.I.R.E.), cioè un registro contenente i dati dei cittadini italiani che decidono di emigrare o risiedono all’estero per un periodo superiore ai dodici mesi.
L’iscrizione all’AIRE è necessaria per ottenere i servizi che possono essere richiesti all’Autorità consolare estera e per permettere al cittadino di esercitare pienamente i propri diritti, tra cui anche quello di avere la propria residenza fiscale nel Paese estero e non in Italia, evitando di subire una doppia tassazione.

Devono iscriversi all’A.I.R.E.:

  • i cittadini che fissano all’estero la dimora abituale;
  • quelli che già vi risiedono, sia perché nati all’estero che per successivo acquisto della cittadinanza italiana a qualsiasi titolo.

Non devono iscriversi all’A.I.R.E.:

  • i cittadini che si recano all’estero per un periodo di tempo inferiore ad un anno;
  • i lavoratori stagionali;
  • i dipendenti di ruolo dello Stato in servizio all’estero, che siano notificati ai sensi delle Convenzioni di Vienna sulle relazioni diplomatiche e sulle relazioni consolari rispettivamente del 1961 e del 1963;
  • i militari italiani in servizio presso gli uffici e le strutture della NATO dislocate all’estero.


Ovviamente nel caso in cui una persona abbia debiti in Italia e si iscriva all’AIRE, sarà facilmente contattabile dai creditori per avviare le procedure necessarie a recuperare le somme concesse. 

Non sono previste sanzioni amministrative se non ci si iscrive all’AIRE, ma questo non esclude possibili sanzioni da parte dell’Agenzia delle Entrate, perché se si rimane fiscalmente residenti in Italia, si ha l’obbligo di dichiarare in Italia anche i redditi di fonte estera. 

Le attività di accertamento dell’Agenzia delle Entrate possono portare ad individuare il contribuente non iscritto AIRE.

Come procedere se si hanno debiti e ci si vuole trasferire all’estero

Trasferirsi all’estero non cancella i debiti e nemmeno il rischio di essere condannati per frode verso i creditori nel tentativo di non pagarli o per violazione degli obblighi di assistenza familiare. Quindi è necessario fare un’analisi molto accurata dei propri debiti, della situazione finanziaria e patrimoniale. 

Non sono pochi gli italiani che cercano dei sistemi per poter evitare di pagare le tasse o i debiti in Italia. Si parla in questo caso di “paradisi fiscali”, ma attualmente le regole antielusive internazionali sono molto migliorate e la cooperazione internazionale ha portato ad un aumento dello scambio di informazioni tra Paesi. 

C'è anche da segnalare che chi ha debiti con l’Agenzia Entrate, deve espiare una pena restrittiva o deve pagare un’ammenda, si vedrà negato il rilascio o il rinnovo del passaporto e questo in base alla legge numero 1185 del 1967. 

A questo punto esiste un’unica soluzione per risolvere definitivamente la propria situazione debitoria: accedere al Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza ed evitare di essere inseguiti a vita dai propri creditori.
Solo dopo l’esdebitazione e quindi la cancellazione di tutti i debiti in Italia ci si potrà trasferire all’estero e iniziare una nuova vita.

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DATA PUBBLICAZIONE:
16 Ottobre 2023